Per anni ci hanno ripetuto che i soldi non c’erano, che il debito, il deficit e i vincoli di bilancio ci costringevano all’austerità; niente risorse per salari dignitosi, per una sanità efficace, per una scuola pubblica di qualità, per la tutela dei nostri territori.

Oggi i soldi magicamente appaiono, pronti per essere spesi. Forse per i bisogni popolari? No! Finiscono nelle tasche dei mercanti di morte, nelle casse delle grandi corporation belliche come la Leonardo, a scapito del nostro presente e futuro.

E, purtroppo, sono tutti d’accordo e si dividono solo sui dettagli: c’è chi vuole il riarmo nazionale, chi sogna un esercito europeo, chi spinge per una Difesa comune, ma la sostanza è una sola: “Serve più spesa militare, la minaccia è esistenziale!”.

Intanto, il complesso militare-industriale stappa bottiglie e strofina le mani, mentre a causa loro il costo della vita continua ad aumentare e gli stipendi di lavoratrici e lavoratori rimangono al di sotto della soglia di povertà.

Fortunatamente la maggioranza della popolazione ha smesso di credere alla propaganda guerrafondaia che giustifica l’escalation della violenza e il silenzio di fronte al primo genocidio in diretta.

Sempre più studentə chiedono interventi concreti: diritto allo studio, manutenzione, didattica e ricerca libere dalla produzione bellica, così come dalla retorica nazionalista ed eurocentrica.

Sempre più persone sentono sulle proprie spalle il peso della congiuntura tra crisi sistemica e guerra, tra crisi climatica e produttiva, tra economia di guerra e autoritarismo, di cui il DL Sicurezza è perfetta espressione.

Sempre più giovani denunciano la guerra come massima espressione della violenza patriarcale e capitalista, consapevoli del contraccolpo economico e sociale del piano di riarmo. Un contraccolpo che graverà in particolar modo sulle donne costringendole a colmare i vuoti dello stato sociale con ore e ore e ore di lavoro domestico e di cura non retribuito.

Se Ursula von der Leyen, la NATO e i governi complici ipotecano il nostro futuro, tocca a noi costruire un kit di sopravvivenza popolare per il disarmo, per la pace, per la libertà del popolo palestinese, per l’uscita della guerra dalla storia!

In tutto il Paese studentə, sindacati conflittuali, realtà politiche e sociali si stanno organizzando per costruire un’alternativa al futuro imposto e anche ad Ancona vogliamo farlo.

Parliamone insieme mercoledì 30 aprile alle ore 18.15 a piazza Medaglie d’ oro 9, Ancona

Liberiamoci dalla guerra e da chi la sostiene! No al riarmo, no alla Difesa Comune!