In modo sintetico e con i limiti dati dal contesto, questo articolo rappresenta un contributo sul tema della Classe, delle classi sociali , dei ceti medi e dell’irrompere dell’“estremismo di destra” in tutta Europa e negli USA, che cerca di avviare una discussione in Liberazione Movimento, in interlocuzione aperta con altri/e interlocutori/trici e soggetti sociali, politici, politico-culturali, sindacali etc , ed anche di programmare alcune iniziative politiche e politico-culturali su questi ambiti, nei prossimi mesi.
Nello sviluppo della riflessione utilizzo in particolare alcune risorse recenti, che a mio avviso sono molto interessanti e focalizzate, ma ovviamente il quadro dei riferimenti necessari ed anche implicitamente utilizzati sarebbe molto più ampio:
- un recente lavoro sistematico dell’economista Pier Giorgio Ardeni, “Le classi sociali in Italia oggi”, del 2024 (Laterza) consente di avere un quadro ampio ed esaustivo della situazioni delle classi oggi in Italia, con ampi,approfonditi e recenti dati quantitativi e qualitativi.
- un contributo di Sergio Bologna ad un Convegno tenutosi a Madrid nell’ottobre 2023, pubblicato in Italia nel 2024 (acro-polis-in folio), dal titolo “Alcune note sulla questione dei ceti medi e dell’estremismo di destra in Italia, nel dopoguerra ad oggi”, il contesto del convegno si inserisce sulla scia di studi ventennali basati sull’approccio di Adorno avviato in “The Autoritarian Personality” nel 1950.
L’approccio di Ardeni non è rilevante solo dal punto di vista statistico economico sociale, ma anche e soprattutto dal punto di vista politico-culturale, perché il tema delle Classi sociali e persino della Classe come soggetto politico (vi è una precisa citazione György Lukács, tratta da “Storia e coscienza di classe”) viene chiarito nella 1° parte, è “uscita dal radar” della scienza economica e sociale in questi decenni della subalternità al liberismo.
Ardeni ricostruisce in sintesi l’impostazione delle Classi da Marx a Weber (via anche Polanyi, Dahrendorf etc) in Marx la classificazione primaria: i Redditieri (rentier) legati a rendite (terra, finanziarie), i Capitalisti (proprietari dei mezzi di produzione, delle imprese, dei capitali), i Lavoratori (proprietari della sola forza lavoro), in Weber sostanzialmente coincidente, stante l’introduzione da parte di Weber del tema dello “status” reale e percepito, della “psicologia ed identità” delle classi, introduce una Classificazione Borghesia, Ceti Medi, Classe Operaia, in cui emerge questa classe intermedia, la Classe media.
Questa Classe Media è una classe “sociologica” che si dimostra utile in una analisi aggiornata già ai primi del 900, ma in sostanza lo schema delle Classi di Marx e Weber tende a coincidere nella stratificazione, perché la Classe Media sarà una sotto Classe dei redditieri, dei Capitalisti, dei Lavoratori di Marx, sulla base di considerazioni reddituali e di ceto, concrete e storico sociali, il piccolo proprietario contadino , il piccolo Capitalista (lavoratore autonomo), l’operaio di “aristocrazia operaia” (in un senso diverso dall’”Operaismo” di Tronti laddove l’”Aristocrazia operaia” è il Soggetto del cambiamento), sono Classe Media, non sono Classi dominanti, non sono Capitalisti o Rentier, non sono “razza padrona”.
Anche in Marx si trovano queste distinzioni, Marx è anche il primo sociologo, il primo strutturalista, ma lo schema di Classe di Marx è prima di tutto strutturale e politico, tende a far emergere il conflitto Capitale/Lavoro, unifica astrattamente e concretamente.
In Marx al centro vi è lotta di classe, tra Classi che sono storicamente e socialmente, nel modo di produzione e riproduzione economico e sociale che si chiama Capitalismo (che è una “astrazione reale” ), concretamente in lotta e l’una domina e sussume l’altra, riducendola a merce, questo rappresenta una conquista scientifica e politica fondamentale, senza la quale è inutile ogni discussione e ogni pretesa di cambiamento reale.
Pedantemente ma per capirsi bene, quando Marx distingue il sotto-proletariato dal proletariato, non fa una distinzione strutturale, il sotto-proletariato fa parte del proletariato, ma questa sottoclasse è politico-sociologica, perché tende a non sviluppare per concrete ragioni storiche e sociali, una Coscienza di Classe completa, è proletariato in sé e non per sé, alcune forme della Classe medio-bassa scivolano verso questa condizione, fino alle estreme forme storiche o moderne delle squadracce nazi-fascistoidi o alcune parti ad esempio del modo MAGA, sempre però tornando in commedia, ballando con i “Village People”.
Ardeni ricostruisce il dibattito scientifico sociologico economico a partire dagli anni 60, i Pizzorno Gallino Paci Bagnasco etc , a cui aggiungerei Rullani e Sergio Bologna appunto, in particolare Gallino, Paci, Bagnasco e Bologna sono i “miei” autori sociologici, studiati con voracità, i miei eroi. Con Massimo Paci abbiamo condiviso la stessa sezione di partito, ricordo una accesa discussione nel 99 sull’ingresso nella zona euro ricordo che ero più pessimista sull’esito, ho avuto il piacere e l’onore di presentare il libro di Sergio Bologna “Lavoro autonomo di seconda generazione” con l’autore presente, mi pare nel 1998, questo lavoro , sulla scia dell’impostazione post-fordista, che tendeva per la 1° volta a rappresentare il lavoro autonomo, fuori dalla schematismo allora prevalente, lo trovai e lo trovo fondante, per approcci seri alla questioni oggi.
Questo grande livello di analisi sociologico economica negli ultimi anni è in parte scemata, come riflesso a mio avviso del più ampio fenomeno di una politica incapace e distante dalle esigenze di cambiamento, di recente il contributo di Filippo Barbera “Le piazze vuote” 2023 (Laterza), libro che abbiamo presentato con l’autore presente ad Ancona, rappresenta una eccezione positiva.
Su questi aspetti non posso dilungarmi, in sostanza la sociologia, la statistica demografico-economica, hanno prodotto differenziazioni, classificazioni, stratificazioni molto complesse nel corso dei decenni. Ardeni sottolinea che per carità, tutto era utile ed importante e necessario, in alcuni casi però si trattava appunto di studiare tutto, far esplodere la multi-dimensionalità delle stratificazioni per far scomparire le Classi.
Quindi occorre tornare alla analisi delle Classi sociali e per la fotografia delle Classi sociali, l’analisi quantitativa sviluppata ed attualizzata da Ardeni riprende uno schema di Paolo Sylos Labini degli anni 70.
Sylos Labini è un economista che andrebbe utilizzato come esorcista del pensiero unico liberista, monetarista, marginalista.
Mi è capitato di studiare alla fine degli anni 80 il suo manuale di Economia Politica in 2 volumi, una edizione spartana con copertine celesti con parecchi refusi ma eccellente, la sua distinzione tra economisti dinamici (Smith, Ricardo, Marx, Keynes e Schumpeter) e statici (tutti gli altri), ribadita in un successivo saggio “Torniamo ai classici”, a lezione senza tante gnagnere capitava che dicesse che i primi sono gli unici seri, gli altri braccia strappate all’agricoltura, mi ha impostato per sempre, su questa via poi ho trovato Harvey etc.
Lo schema di Ardeni basato su Sylos Labini è basato su 3 Classi principali: Borghesia, Classi Medie, Classe operaia (Marx, Weber!), ognuna di queste con alcune sotto-classi, inoltre nella appendice è presente uno schema simil-ESEC, molto simile :
- la Borghesia è distinta in
- Proprietari, Imprenditori, Dirigenti
- Professionisti
- Le Classi Medie sono distinte
- in Piccola Borghesia Impiegatizia (che comprende Impiegati privati, pubblici ,Insegnanti)
- in Piccola Borghesia Autonoma (che comprende Coltivatori diretti, Artigiani, Commercianti, Trasporti e Servizi)
- La Classe Operaia (che comprende Salariati, Agricoli, Industria, Edilizia, Commercio, Trasporti e servizi, Domestici)
L’appendice statistica, veramente eccellente, consente di avere dati assoluti e percentuali, per l’intera Italia dal 1951 al 2023 e per il 2023 distinguendo Italia, Nord, Nord-ovest, Nord-est, Centro,Sud e Isole, cioè un quadro della trasformazione storica, un quadro distinto per territori, delle Classi Sociali, le 3 principali e le sotto classi, n° e percentuali, semplicemente fondamentale ed aggiornato.
Le chiacchiere al bar sulle Classi sociali in Italia,post Ardeni non si possono più tollerare.
Si tratta di stratificazione di Classi sociali, non di Classe di reddito, questo è molto importante, le 2 stratificazioni possono essere sovrapposte, ma ciò può portare a conseguenze scientifiche e politiche diverse.
Ad esempio il lavoro monumentale di Thomas Piketty “Capitale ed ideologia”, che è a mio avviso lo strumento fondamentale per una analisi allargata all’Europa ed agli USA, si basa su stratificazioni di classi di reddito.
L’analisi circa la stratificazione delle Classi di reddito è molto importante ovviamente, ma in questo contributo non è possibile affrontarla, mi riservo di farlo in un eventuale altro intervento.
Questa distinzione è politicamente importante, quando si sente dire ad esempio che è in atto una distruzione del “ceto medio”, delle classi medie, questo non corrisponde alla vera dinamica di Classe. Le Classi medie sono sempre in aumento dal 1951 (51,4%) al 2023 (65,6%) e sono la Classe più numerosa, questo è importante per la percezione di classe, questo è avvenuto per la diminuzione della Classe Operaia, dal 1951 (46,5%) al 2001 (30,6) al 2023 (23,4%), la quale Classe Operaia però attenzione non è affatto scomparsa. Dal 2019 al 2023 è leggermente aumentata dello 0.4%.
Per quanto riguarda i lavoratori stranieri, sono aumentati sia nella Classe Operaia che nella Classe medio-bassa autonoma, con una quota importante dei servizi alla persona lavoro femminile di cura (colf badanti), mentre sono scomparsi i “Domestici” una vecchia classificazione di Sylos Labini, che coglieva il fenomeno delle persone (spessissimo donne, salvo i pochi maschi maggiordomi) che le classi alte tenevano in casa.
Oggi il lavoro di cura di colf e badanti , senza il quale l’Italia schianterebbe (ricordiamo che Bossi al tempo della famigerata Bossi-Fini che istituiva il reato di immigrazione clandestina, chiarì subito che quella norma non poteva riguardare le colf-badanti!), è lavoro di donne straniere in relazione con quasi tutte le classi e lavoro di cura che sostituisce le donne italiane che lavorano, la quale % è aumentata ma sempre molto inferiore alla media europea (tasso di occupazione femminile).
Quello che sta accadendo è che le classi di reddito delle classi medie ed anche della Classe Operaia stanno scendendo verso il basso. La classe media va distinta in Classe-Medio-Alta (16,8% nel 2023), Classe-Medio-Bassa (31,5 nel 2023).
Inoltre la mobilità sociale è tutta rivolta verso il basso, la borghesia, la Classe Alta (9,8% nel 2023), ha buttato via le chiavi dell’ascesa sociale e la Classe-Medio-Alta scivola verso il basso della Classe-Medio-Bassa.
Quadro di classe sintetico finale dell’Italia (2023), con una riclassificazione diversa (Ardeni cit. pag.262): Classe Alta (9,8%), Classe Medio alta (16,8%), Classe medio-bassa (31,5), Proletariato (42%).
Se vogliamo vedere 2 Classi: 73,5% Classe bassa, 26,5% Classe Medio-Alta (di questa 9,8% Alta).
Infine molto importante nello studio di Ardeni la rilevazione di un fatto dimostrato, economico-sociale e politico fondamentale, il fatto che l’appartenenza di Classe è ancora oggi l’elemento fondamentale che produce disuguaglianze e discriminazioni.
Nelle analisi che rilevano le disuguaglianze di genere, di livelli di istruzione, dei divari territoriali, dei livelli di reddito persino, i quali rappresentano essi stessi fattori che incidono sulla mobilità sociale, nonostante questi fattori siano ovviamente rilevanti, l’appartenenza di Classe inziale di ogni singola persona è ancora il fattore dominante che impatta sulla divisione in classi.
Le analisi delle discriminazioni di genere, delle diversità dei livelli di istruzione (il merito…), fanno emergere che questi fattori sono effettivi, ma l’appartenenza di Classe è determinante, nel Gap di genere ad esempio, il Gap è fortemente ridotto per le donne delle classi medio-alte e quasi del tutto a carico delle donne delle classi medio-basse, questo vale per i livelli di istruzione e sostanzialmente per ogni fattore di analisi della disuguaglianza, l’appartenenza di Classe prevale.
Ardeni nell’ultima parte del suo libro, dal titolo “Conclusioni: e la politica?” produce una sintesi storica e politica, condivisibile quasi al 100%, a mio avviso in linea con Thomas Piketty di “Capitale ed ideologia”. In sintesi la politica, la politica dei soggetti della sinistra, non ha da almeno 30-40 anni come riferimento le Classi sociali, le Classi sono scomparse.
L’errore scrive Ardeni “ è stato credere alla potenza universalistica dei diritti, come se si potesse trascendere l’appartenenza di classe”, e scambiare il fenomeno “le disuguaglianze di reddito e ricchezza” con la causa cioè le barriere di classe.
Conseguenza è che il “conflitto sociale langue” e “non c’è uno schieramento agguerrito di forze politiche e sindacali pronte a portare avanti una battaglia”, “la regressione democratica avanza, .. chi li doveva rappresentare non c’è più” (Ardeni pag.256).
Un approfondimento sulla Classe Media, sui “Ceti Medi” a partire dal testo di Sergio Bologna
Il libro di Sergio Bologna rappresenta un intervento ad un Convegno internazionale, laddove l’esigenza era quella di dare conto di un intero grande Paese, l’Italia, in termini di dinamiche storiche sociali economiche culturali e politiche, nel quadro del contesto dato, cioè in sostanza cosa accade è accaduto in Italia nel senso dell’approccio alla Adorno sui ceti medi, la personalità autoritaria, l’estremismo di destra etc .
Sergio Bologna compie a mio avviso un miracolo, riuscendo a non essere “inutilmente sintetico”, ma al contrario dire tutto in 100 pagine.
In queste 100 pagine, che condivido quasi totalmente, partendo dal fascismo, una magistrale sintesi densa, della quale non posso dare conto nel dettaglio, invito alla lettura del testo.
Rilevo alcuni elementi che mi sembrano fondamentali ai fini di questo articolo.
In questo testo Bologna dialoga (in senso figurato) con Sylos Labini, ritenendo che la sua analisi di fondo, quella appunto alla base del testo di Ardeni, rappresentasse una visione pessimista dell’Italia, di tarda derivazione Gramsciana etc etc.
In parte sono d’accordo, una traccia di questo è evidente quando Bologna ricorda che Sylos Labini era contro la Cassa Integrazione, che vedeva come una forma di “parassitismo” difensivo a fronte di un cedimento sugli assi strutturali della politica industriale, degli elementi di struttura. Più dinamicamente Bologna osserva che la CIG è stata anche uno strumento di mobilità sociale, perché pur essendo uno strumento non universale, difensivo etc ha anche consentito una effettiva distribuzione di reddito, che molti hanno utilizzato progressivamente per attività di crescita soggettiva.
Il problema strutturale della CIG è il carattere non universale, pattizio, la necessità di ancoraggio ad un “proprietà industriale” che concretamente la usa in termini di fisarmonica unilaterale, dando una copertura a politiche effettive di disimpegno progressivo, pensiamo al settore auto.
Altro problema di fondo della CIG è la disparità di trattamento, emerso quando si è trattato di estenderla , pensiamo alla CIG in deroga etc.
Bologna a pagina 35 espone una lettura del fenomeno dei distretti e delle imprese a rete della fine anni ’70 e ’80, che vide il PCI sostenerlo con convinzione, come non una espressione economica del “Ceto medio”, ma come “un processo di osmosi tra le classi, ceto medio, classe operaia e borghesia, un processo di mobilitazione sociale verso l’alto”. Credo che questa sia l’interpretazione giusta e forse quello è stato l’ultimo vero processo di mobilità sociale verso l’alto di questo Paese.
Poco più avanti Bologna dichiara che il degrado della vita politica italiana di oggi, non è tanto e solo addebitale al “populismo” sia esso stato della Lega , poi di Berlusconi ed infine di Grillo, ma testualmente scrive (pag.39) “Io credo che una enorme responsabilità ricade sulle spalle di quegli uomini che hanno buttato via il partito di massa, come fosse carta straccia, a quegli uomini che hanno trasformato le case del popolo in discoteche”.
Citando il grande lavoro di Bagnasco “Le tre italie” rileva come Bagnasco ponesse il problema della percezione di classe del “ceto medio”.
Rileva che per la stratificazione di Classe il Governo Prodi avvia quelle riforme del diritto del lavoro, che aprono la strada alla flessibilizzazione ed alla precarizzazione.
La nascita del Movimento 5 stelle, viene connesso alla grande crisi del 2008, anche questa mi pare una sintetica e giusta interpretazione, come primo riferimento di un autopercepito “ceto medio” che precipita verso la precarizzazione e la povertà assoluta e relativa.
Nel contesto di un “generale scivolamento di una popolazione verso forme di inciviltà” rileva un aspetto fondamentale “lo sfruttamento della mano d’opera, al punto di creare situazioni di simil-schiavitù”.
Infine rileva un dato fondamentale, circa il c.d. declino del lavoro autonomo, in declino è relativo al lavoro autonomo di 1° generazione (artigiani, commercianti) mentre è in crescita quello di 2° generazione (freelance, attività creative e ricreative, consulenza etc )
Gli aspetti fondamentali del contributo di Bologna a mio avviso, ma ripeto lo consiglio vivamente nel suo insieme :
- aver individuato nella scomparsa del partito di massa, e Bologna scrive esplicitamente del PCI, l’inizio di tutti i problemi di fondo
- L’avvio delle frammentazione e precarizzazione da parte del centro-sinistra
- il ritorno della schiavitù nei rapporti di lavoro nel ns. paese,
- La distinzione nel lavoro autonomo di 2 dinamiche divergenti, l’una declinante l’altra crescente e comunque la necessaria presa d’atto che il lavoro autonomo è stato duramente colpito.
- Le dinamiche del “Ceto medio” come classe NON strutturale , ma sociologica, sulla via di Adorno, che nelle dinamiche di scivolamento verso il basso, verso la precarizzazione e la povertà assoluta e relativa, priva del riferimento momentaneo del M5S, priva del “partito di massa”, in parte alimenta le destre, in parte si esclude dalla partecipazione e dal voto.
Conclusione
La società italiana in 10 parole: 3/4 che stanno male e 1/4 che sta bene (società dei 3/4 in 20 anni , da società dei 2/3 ), di questi 1/10 che sguazza, la mobilità sociale verso l’alto bloccata, la mobilità verso il basso accelerata , fino al lavoratore povero, alla povertà relativa ed assoluta sia della classe operaia , che della classe medio-bassa.
I redditi reali ai livelli del 1999, sotto ai livelli del 2008, la redistribuzione del valore aggiunto, quella poca o tanta che vi è stata per il 14% al lavoro, per il resto al Capitale e di questa l’80% a dividendi e solo il 20% in investimenti, nel quadro di una vera e propria desertificazione industriale e manifatturiera, in cui le dipendenze di filiera, ad esempio dalla locomotiva tedesca, sono e diverranno sempre più rilevanti, e persino i settori ancora vitali dell’export sono in crescente difficoltà e comunque mostrano un limite strutturale a fronte della distruzione della domanda aggregata interna.
L’assenza di una proprietà pubblica nei settori strategici e la completa assenza di politiche di sistema e industriali, un esempio critico: dei 6MLD del Pnrr per gli investimenti Green, ne sono stati spesi solo 300ML, sono risorse che andrebbero utilizzate massimo entro il 2027 e poi più nulla.
La spesa in conto capitale, la più importante del bilancio dello Stato, 50 MLD nel 2023 (Draghi), 70 MLD (Meloni) nel 2024, tutta rivolta alle imprese.
La produttività italiana che è bassa essenzialmente nei Servizi, nei quali appunto dominano settori crescenti, ma a basso valore aggiunto, il turismo in particolare.
Una dinamica demografica del tutto sfavorevole che incombe e che solo parzialmente è compensata da flussi migratori, necessari e maltrattati oltre ogni limite e persino valorizzati come risorsa simbolico-ideologica da tutte le destre, un mix di disoccupazione, sottooccupazione, precarietà, neo-schiavismo, assenza di diritti.
In termini di classe l’alleanza sociale necessaria è tra Classe Operaia, e Classe medio-bassa, serve un nuovo partito di massa, che abbia al centro la rappresentanza di queste Classi sociali.
Ora in questa fase da queste parti sociali, salvo eccezioni di altissimo livello (ex GKN, alcune lotte nella logistica etc), ma isolate, non si lotta, non si partecipa, non si vota, pulsioni forti di anti-politica, o in parte si vota a destra per fare danni o per estrema confusione o persino cedimento a lusinghe comportamentali volgari ( come Berlusconi o Trump, che giocano al “sono un miliardario, ma sono un mascalzone come te, non parlo fino come gli ex amici tuoi che ti hanno tradito” )
Precarietà, marginalità, neo-schiavismo nelle filiere produttive, soprattutto a carico dei lavoratori stranieri, ma non solo, TEMA CRITICO (Liberazione ecco un suo campo concreto, urgente).
Sono stati 30-40 di anni di pura subalternità al liberismo, al Capitale, alle politiche di austerità, una polarizzazione di Classe e di reddito sempre più acuta, tutta a favore della Borghesia, delle rendite, del Capitale, dal lavoro ai profitti ed alle rendite, senza freni.
Il Debito pubblico arrivato a 2.860,7 miliardi di euro, cresciuto nel 2024 di 144,5 miliardi, la ricchezza privata 10 mila 422 miliardi di euro (Fonte: Istat e la Banca d’Italia rapporto annuale “La ricchezza dei settori istituzionali – 2005-2021” pubblicato nel 2023 https://www.istat.it/it/files//2023/01/Nota_Ricchezza_Istat_Bankitalia_2023_IT.pdf ), la ricchezza netta è aumentata di oltre 300 miliardi a valori correnti rispetto al 2020 (+3%).
Le attività finanziarie (5.237 miliardi) hanno segnato una crescita più robusta rispetto a quelle reali (immobili), pari al 6,6% (per un controvalore di 325 miliardi), trainata prevalentemente dalle azioni (+150 miliardi) e dalle quote di fondi comuni (+89 miliardi). È stata rilevante anche la crescita dei depositi (+70 miliardi).

Questa tavola è molto importante: la ricchezza netta delle famiglie italiane che fino al 2012 era la più alta del mondo, nel 2021 pur avendo un valore al di sopra di Germania, Regno Unito e Stati Uniti, nel 2021 è superata da Spagna, Francia e Canada.
Ciò è avvenuto perché le famiglie italiane delle classi basse e medio-basse, ricorrono sempre di più al patrimonio, al risparmio, per sostenersi a fronte di una caduta dei redditi da lavoro, e inoltre hanno visto diminuire i valori immobiliari, a fronte di una contestuale crescita delle attività finanziarie, che ovviamente si concentrano sulle classi alte.
Inoltre è utile osservare una certa correlazione tra aumento della ricchezza delle famiglie e aumento del debito pubblico, questa tendenza è evidente per la Francia e la Germania dato l’aumento del debito pubblico negli ultimi anni, il debito è credito.
Le Classi lavoratrici sono state colpite per decenni, la prassi politica, il linguaggio, gli aspetti ideologici, semplicemente hanno ignorato le Classi, la Classe in senso pieno (in sé e per sé) nei suoi livelli di organizzazione e coscienza politica è stata attentamente neutralizzata, questa ha bisogno di un “Moderno Principe” forte organizzato, consapevole, con solide basi culturali ed economico sociali, con una visione ed una capacità di lotta reale.
Occorre un discorso profondo e chiaro sui blocchi sociali, sulla sinistra-liberista di questi 40 anni, della NON rappresentanza , fino a dinamiche perverse di Classe Media-alta che aspira/diventa borghesia IT/Finanziaria delocalizzata, e che prende il controllo dei partiti di massa della sinistra, IN TUTTO il mondo (Piketty), SUSSUNTA dal Capitale, che ha colpito le classi perdenti della globalizzazione, e che si distingue dalle destre solo perché mentre colpisce lacrima, perché fa finta o peggio crede di farlo per il bene comune (la governabilità dei fenomeni nella loro dinamica PSEUDO-NATURALE, in logica TINA, senza trasformazione, senza lotta) (La Ministra Fornero che piange mentre annuncia la riforma delle pensioni, rimarrà un esempio imperituro).
Gli elementi di struttura nel conflitto di classe ignorati, le classi medio-alte si sono impossessate dei partiti della sinistra, i ceti-medio alti globalizzati hanno persino stretto patti con il Capitalismo della globalizzazione, in una logica di auto-emancipazione, alcuni sono finiti sui libri paga, i “partiti leggeri”, il dibattito tutto marketing , l’accettazione del “pilota automatico” , nel quadro ideologico dell’avversario (TINA), si sono arresi senza combattere, un ceto politico che si legittimava cedendo una fettina al giorno della stagione socialdemocratica e soprattutto (rin)negando il Conflitto Capitale/Lavoro.
La destra italiana europea e mondiale, sulla via di Weimar, ma che si ripete in commedia
Fare chiarezza per l’Italia sul passaggio alla fine degli anni ’80 , tra la “vera repubblica” quella con tutti i suoi difetti, ma vera e la repubblica delle banane successiva, la c.d. 2° Repubblica, in cui il tema della sovranità popolare democratica è scomparso, perché non più basato sui partiti di massa e sull’autonomia politica almeno parziale dai poteri economici e con esso un ruolo reale per la politica di cambiamento (Nello Preterossi, Carlo Galli).
Da tutto ciò nasce una profonda necessità.
Questa necessità non è realistica ovviamente senza una forza politica e sociale a sinistra, autonoma, anti-liberista (come minimo) e anti-Capitalista (come ovvio, altrimenti Matrix o MadMax sulla terra e forse qualche benestante su Marte o in Groenlandia), forte e credibile, siamo infine al tema per noi centrale del Processo Costituente.
Dispiace oggi sentire nominare categorie come il “socialfascismo” o “il frontismo” in contesti completamente diversi, dispiace ancora di più se viene usato Gramsci, persino da finissimi conoscitori, il quale quando scrisse “siamo stati parte della generale disgregazione” si riferiva al meccanicismo dialettico non espansivo, cioè al minoritarismo, allo pseudo scientismo dogmatico passivo, non certo alla necessità del nuovo partito espansivo egemonico, che a partire dalla sua forza è capace di capire le dinamiche culturali e sociali profonde, di guidare i processi, di contare e quindi anche di allearsi con tutti contro i “nemici siderali” (per usare una espressione di Tronti). Quando serve, cioè a fascismi instaurati, non certo quando si tratta di resistibilissimi pupazzi/e lato politico, perché per quanto riguarda i poteri economici/finanziari/tecnocratici, quelli c’erano prima, durante e soprattutto ci saranno dopo.
Se non fosse così si cadrebbe nella considerazione misera, debole e compatibilista, che era meglio tenersi Turati, con tutto il rispetto oggi Turati sarebbe a sinistra di Elly Schlein , il famoso cavallo di battaglia dei miglioristi del PCI, che negli anni ’80 bramavano l’unità con il PSI di Craxi, che pochi anni dopo confluì in massa in Forza Italia, che pochi anni dopo Governò il Paese in alleanza con il PD (e cespugli dell’epoca, con Nicola Fratoianni, che nella diade Partito di Lotta e di Governo, caricava il partito di Lotta tutto intero sulla sua persona) in diversi governi tecnici ultra-liberisti (che persino il Berlusca non amava molto, fu buttato giù con una congiura liberista-europea).
Quando il PD governò da “solo” , si limitò ad essere liberista con qualche lacrima e qualche mea-culpa ogni tanto, alcuni alla moda americana (“scusate abbiamo fatto milioni di morti”, “scusate abbiamo fatto milioni di precari ed esodati”, “scusate di tutto quello che Elly dice che il PD farà, per limitarsi ai diritti, non facemmo nulla in 20 anni”, “scusate a forza di governance e terze vie non capiamo nulla, non abbiamo energie siamo sfiniti, ma almeno abbiamo accumulato redditi, siamo stati in studio da Vespa”, “scusate cià rovinato a guera” etc etc ), altri più seri, ricordo un incontro a Napoli (2012 mi pare) con l’ottimo Bersani (per il quale lo confesso nutro simpatia ed un residuo rispetto) che in sintesi riconosceva la subalternità ultradecennale al neo-liberismo, ma quando arrivò Monti, qualche mese dopo, non ci fu niente da fare e nel 2013 si videro gli effetti, ancora più gravi perché qualcuno trasformò SEL, motu proprio, in un cespuglio, politico culturale ed elettorale.
“Hegel osserva da qualche parte che tutti i grandi avvenimenti e i grandi personaggi della storia universale si presentano, per così dire due volte. Ha dimenticato di aggiungere: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa”. ( K.Marx Diciotto Brumaio di Luigi Bonaparte).
Il problema è che il ripresentarsi in “farsa” è già accaduto, più volte, gli avvenimenti erano grandi i personaggi spesso no, il prossimo “ripresentarsi” (arditamente oltre Hegel e Marx, ipotizzando “ripresentarsi” multipli) della dinamica della subalternità a sinistra, potrebbe assumere la forma della telenovela “horror” o peggio ancora “Kitsch”, sulla quale forma estetica Majakovskij ha pronunciato parole definitive.
Detto tutto ciò, la partecipazione al voto referendario sul lavoro lanciato dalla CGIL è utile e necessaria, pur sapendo che si tratta di abrogare norme dannose e discriminatorie, che vengono dal centro sinistra e dal PD, pensiamo al Jobs ACT, che la stessa CGIL si oppose flebilmente e sui quali la segreteria del PD ad oggi esprime indicazioni di voto a carattere personale.